mercoledì 10 agosto 2016

Religione: anacronismo, costume e induzione

A seguito di alcuni dibattiti sulla religione avvenuti negli ultimi giorni, ieri notte prima di addormentarmi mi sono sorti dei quesiti e documentandomi in cerca di risposte ho sviluppato un ragionamento.
Come mai la satira religiosa è un fenomeno così moderno?
Come è possibile che fino a solo quindici anni fa, in Italia nessuno osava fare ironia sulla religione?
Ve lo siete mai chiesto? Io sì.
Nel Codice Penale sono presenti vari articoli che regolamenta queste situazioni. Tra questi l'articolo 402 e l'articolo 724.

Art. 402
Chiunque pubblicamente vilipende la religione dello Stato è punito con la reclusione fino a un anno.
Per nostra grande fortuna, la Corte Costituzionale Italiana, il 20 novembre 2000 ha emesso la sentenza N. 508, che dichiara l'illegittimità costituzionale di questo articolo.
La Costituzione, (in vigore dal 1948) ha potuto rimuovere questa aberrazione dell'articolo 402 soltanto nel novembre del 2000.
Il Codice Penale ha terrorizzato la libertà di espressione di cittadini di uno stato laico costruendo conflittualità sociale per ben 52 anni!

Fino al 1999, in Italia era prevista dal codice penale come reato la blasfemia, inserita fra le contravvenzioni «concernenti la polizia dei costumi». La formulazione dell'articolo 724 del codice penale puniva solo l'offesa alla religione cattolica, ma nel tempo maturò la convinzione che tale limitazione fosse lesiva del principio di uguaglianza.

Art. 724
Chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose, contro la Divinità o i Simboli o le Persone venerati nella religione dello Stato è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da cinquantuno euro a trecentonove euro.
La stessa sanzione si applica a chi compie qualsiasi pubblica manifestazione oltraggiosa verso i defunti.

Per effetto del Concordato del 1984 (un accordo politico stipulato tra Città del Vaticano e la Repubblica Italiana) si sostenne che sarebbe dovuta finalmente cadere la denominazione di "religione dello Stato".
...
Da queste informazioni nascono molti interrogativi.
La religione, per come la conosciamo e per come indirettamente è entrata nelle case dei nostri genitori e nonni, è davvero stata una scelta?
Il costume di inculcare un'educazione di base religiosa a dei bambini ancora privi di senso critico e vittima della credulità incondizionata è davvero un modo corretto di fare proselitismo?
Battezzare dei bambini ignari imponendo loro ciò che la chiesa definisce un "sacramento" non è al di fuori della scelta di professione di fede?
Se per cinquantadue anni asserire pubblicamente che "religione di stato" è una fandonia ha costituito un reato penale possiamo avere certezza che i nostri padri o nonni fossero davvero così devoti?
Se l'ateismo è stato motivo di discriminazione sociale, come facciamo ad essere certi che nessuno ha mai finto per comodità?
La religione, è davvero costume o indirettamente è indotta?

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