mercoledì 5 marzo 2014

La Grande Bellezza: un film vittima della diffusione.



Tre giorni fa sono stati assegnati i premi Oscar per il 2014.
Tre giorni fa il film "La Grande Bellezza" è stato premiato come miglior film straniero.
Ieri in televisione è stato trasmesso "La Grande Bellezza".
Ieri, molte persone incuriosite hanno visto il film.

Prima di iniziare il mio ragionamento riguardo questo argomento voglio premettere che a mio avviso uno dei mali più grandi del mondo è l'aspettativa. Procedendo con la scrittura di questo articolo cercherò di spiegarvi in che modo sia stata proprio l'aspettativa ad alimentare il fenomeno anti-"La Grande Bellezza" che nelle ultime quarantotto ore ha intasato i social networks ed emittenti televisive e radiofoniche.

Questo film, come molte cose in questo mondo, piuttosto che alla grande massa, è più adatto ad un determinato target di persone. Quelle stesse persone che ne sono state incuriosite ben prima che si parlasse di Oscar. Lo stesso titolo e quel po' di fotografia che si evinceva dal trailer, già preannunciavano proprio a quel target di persone che nel film sarebbe stata presente una consistente dose di carattere artistico.

Preciso che in termini generali, intendo per "carattere artistico" quell'intenzione di base volta ad esaltare certi dettagli che un autore imprime a suo modo nell'opera che produce. Essendo una caratteristica emotiva, il carattere artistico non va necessariamente correlato alla competenza tecnica.
Supponendo per assurdo che componente artistica e competenza tecnica siano le uniche due caratteristiche identificabili in una qualsiasi produzione (letteraria, grafica, materiale, musicale, teatrale o cinematografica) potremmo semplificare la relazione tra loro ed il risultato finale in questo modo:
  • Poca arte e poca tecnica = produzione amatoriale.
  • Poca arte e molta tecnica = fenomeno di massa.
  • Molta arte e poca tecnica = fenomeno di nicchia.
  • Molta arte e molta tecnica = patrimonio culturale universale.
I fenomeni di massa, per ovvie ragioni di mercato, sono molto più diffusi e ne vengono prodotti tantissimi periodicamente. Sono queste le produzioni che vanno ad aggiudicarsi di anno in anno i premi del loro campo (letteratura, cinematografia etc.) senza suscitare incoerenti obiezioni da parte del grande pubblico (la maggioranza della massa).

Il grande pubblico, per grandi linee ormai, sa riconoscere la tecnica e potendo cimentarsi in paragoni basati tanto su pareri soggettivi quanto in constatazioni oggettive sa produrre in qualche modo quella critica media che i mass-media chiamano "approvazione del pubblico".
È proprio l'approvazione del pubblico ad influenzare la produzione dei successivi fenomeni di massa, e questo loop genera quella tendenza che detta le direttive a quelle ovvie ragioni di mercato di cui parlavo prima.

Oltre ai fenomeni di massa, parallelamente, esiste una produzione di fenomeni di nicchia (di innumerevoli tipologie di nicchia) molto meno sponsorizzata ma non per questo meno costante.
Queste produzioni, fin dal principio, non nascono per essere rivolte al grande pubblico e il loro risultato è infatti sovente più apprezzato in specifici contesti culturali o da determinati porzioni di pubblico particolarmente incline ad una data tematica (sia essa politica, sociale, filosofica, religiosa o quant'altro).

Nell'odierno periodo storico, in pieno boom del web 2.0, percepire l'approvazione del pubblico è diventato estremamente facile e soprattutto immediato. I social networks, raggiungibili in qualsiasi momento da chiunque, sono un fulcro portante della società attraverso cui scorrono freneticamente le opinioni su qualsiasi argomento d'attualità.
I social networks, ormai, sono i principali veicolatori delle notizie e se bene sia noto quasi a tutti che l'attendibilità degli elementi condivisi a catena possa risultare alquanto discutibile, la pigrizia e la supercifiale buona fede dell'utente medio mantengono il diffondersi delle notizie veloce e il livello culturale medio... nella media.

Già pochi minuti dopo l'ufficializzazione della nomination come miglior film straniero de La Grande Bellezza, una porzione di internauti italiani commentava e discuteva l'argomento sui social ed è stato dal momento dell'effettiva vittoria dell'Oscar che l'argomento si è espanso fino a raggiungere una diffusione esagerata, portando il film all'attenzione di moltissima gente che fino a quel momento ne aveva ignorato l'esistenza o che aveva già evitato di andarlo a vedere quando uscì al cinema.

Ovviamente, il tormentone mediatico del "film italiano vincitore del premio Oscar" ha immediatamente incuriosito tutta quella gente che, di base, non lo avrebbe visto, creando un'aspattativa da "fenomeno di massa" per un film invece più adatto ad un pubblico di nicchia.

Due giorni dopo la vittoria della statuetta, in prima visione TV, Canale 5, mietendo i frutti di una campagna pubblicitaria a costo zero avvenuta sui social networks, propone in prima serata il film del momento e accaparrandosi una colossale audience di quasi nove milioni di telespettatori permette alla gente di vedere il famigerato film. Così, milioni di telespettatori incollati al televisore assistono finalmente al film di cui hanno tanto sentito parlare o letto e lo fanno social networks alla mano bramosi di poter commentare personalmente.

Senza entrare nello spinoso ma plausibile argomento dell'eventuale antipatia o pregiudizio a priori  che alcuni telespettatori potrebbero aver inconsciamente provato, la gente in un modo o nell'altro si è trovata davanti ad un film che sotto ogni aspetto non rispettava i canoni della sua aspettativa. 

Essendo quella gente una porzione rappresentative del "grande pubblico" mediamente inadatto a quella caratura filosofica, l'effetto "disapprovazione del pubblico" apparentemente globale in diretta mediatica è stato inevitabile.

Questo non significa che chi non abbia gradito il film sia "stupido" o "mediocre", il gradimento può basarsi su fattori talmente innumerevoli che tentarne un'analisi completa caso per caso sarebbe impossibile, in più, essendo il gradimento un parere soggettivo esso è e rimarrà sempre indiscutibile.

La mancanza di caratura filosofica di numerosissimi telespettatori non ha impedito loro di seguire il film, ma ha reso inaccessibili quelle tematiche introspettive ed evocative che si nascondono dietro quell'artistica esposizione di una trama volutamente semplice basata sul "come" piuttosto che sul "cosa".

Quindi cos'è La Grande Bellezza senza tematiche introspettive ed evocative ?
È un film senza trama che mostra solo gente ipocrita e piena di soldi che passa il proprio tempo in una splendida Roma saltando da un evento mondano discutibile all'altro tra frasi saccenti ad effetto e inconcludenti spunti di trama che non portano a nessun finale.
Un film del genere non fa altro che sporcare alla gente comune quegli ultimi sogni di idilliaca alta società e anelato benessere economico. Dettagli come la nana, il botox party e la bambina pittrice diventano grette surrealtà che insultano gratuitamente un qualcosa di idealizzato molto diversamente.

Se ci riflettete, il fatto che a milioni di persone non sia piaciuto La Grande Bellezza senza tematiche introspettive ed evocative è naturale e facilmente comprensibile. Così come è stato naturale e pronosticabile che numerose giurie di specifica competenza artistica di tutto il mondo abbiano deciso di premiare La Grande Bellezza nella sua interezza.

Il punto non è che il film non è stato capito, proprio perché non ci si aspettava affatto che il grande pubblico potesse percepirne le tematiche introspettive ed evocative.

Il fatto è che il film di Sorrentino ha subito l'effetto boomerang di una vera e propria overdose di pubblicità attirando anche l'attenzione di persone a cui non è adatto.

8 commenti:

  1. buonasera Turi. Sulla grande bellezza ti segnalo un articolo che puoi leggere (citata la fonte) su:

    letteredalcongelatore.blogspot.it

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    1. Ti ringrazio, ho già letto l'articolo originale.
      L'analisi degna di Adam Kadmon esplica il grande complotto alla perfezione. Tuttavia, senza voler entrare nel merito della realtà dei fatti, non sono interessato alla natura politica del film in questione.
      A prescindere da tutto, fosse stato ideato e scritto persino da Adolf Hitler con i propositi più spregevoli, l'analisi artistica del film rimane invariata.
      Sviscerare un'analisi complottista così approfondita è amio avviso un tentativo di screditare e strumentalizzare l'argomento politicizzandolo.
      In poche parole: non affermo che ciò che dice quell'articolo sia falso, ma che anche fosse vero non cambia il valore del film.

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    2. sul piano artistico il film è pregevole, grazie soprattutto alla fotografia di Bigazzi (il nome non me lo ricordo). Che poi il cinema "indipendente" sia penalizzato, non è una novità. Artisti come Alessandro D'Alatri o Roberto Benigni hanno per esempio una propria casa di produzione che attivano in caso l'uscita di un nuovo film. Per quanto mi riguarda, ho scritto testi di natura differente. Sono conscia del fatto che rimarranno chiusi nel cassetto per un pezzo, a meno che non arrivi una gigantesca "botta di culo"...

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    3. L fotografia di Luca Bigazzi più che un'ottima carattersitica è a mio avviso un'eccellente strumento che svlge egregiamente il ruolo di enfatizzare.
      Le produzione è comunque una necessità se si vuole uscire dal cassetto e arrivare al proprio pubblico. Che poi si opti per soluzioni compromettenti, compromessi economici o l'attesa di una botta di culo per scelta etica, non giudicherei mai un autore o il valore della sua opera per questo.

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    4. il talento non basta, occorre il fattore C.
      La politica partitica purtroppo è più estesa di quanto si pensi. Tipico mal costume italiano colluso con ogni forma di potere. Vabbè... Quando c'è la salute.... Grazie Turi

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    5. Sono pienamente d'accordo con la rilevanza del fattore C.
      Sono più che sicuro che al mondo ci siano scrittori migliori di quelli che scrivono best seller, che ci siano donne più belle di quelle che vincono i concorsi e che esistano persone più cattive di quelle che demonizziamo.
      So bene quanto la collusione in italia sia ormai radicata nel costume della società e convengo che questo purtroppo a volte falsi le cose. Credo però che questo sia tutto un altro argomento su cui magari scrivere un articolo aposito in futuro.
      Grazie a te!

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  2. ciao Turi. Se qualche tuo post m'interessasse, potrei trasferirlo da me? Citando la fonte naturalmente

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