venerdì 11 aprile 2014

Catania, Palermo e la stupida rivalità tra due città



Da quando ho lasciato Palermo ho iniziato giorno dopo giorno a guardare la mia amata città con occhio sempre più critico.
Ciò che rende la mia critica sempre più aspra è la graduale disintossicazione da tutti quegli usi e costumi "errati" che con il tempo arrivano a risultarmi così estranei da farmi rabbrividire alla sola idea di non averci fatto caso per ben ventotto anni.

Ci sarebbero tantissime cose di cui lamentarmi e su cui rimproverare severamente tantissimi  conterronei, ma mi soffermerò su un solo concetto che in carattere generico non riguarda esclusivamente la mia città. La rivalità tra città.

Anche se in questo articolo mi limiterò ad analizzare il fenomeno relativo alla secolare faida Palermo-Catania, mi rivolgo per estensione a tutti gli abitanti di quelle città che si trovano in una situazione analoga.

Sarebbe meraviglioso potervi raccontare una storia epica ambientata nella Sicilia Saracena o Normanna in cui due leggendari nobiluomini delle rispettive città diedero inizio ad una tenzone d'onore che si ripercosse sulle intere popolazioni.
Purtroppo non posso.
Per quanto io abbia cercato di documentarmi esistono innumerevoli teorie e supposizioni a riguardo ma nessuna certezza e se non sappiamo perché nacque quest'odio reciproco, sappiamo che si tramanda da secoli.

Purtroppo, ad alimentare questa antichissima faida ha contribuito una delle più grandi piaghe culturali dell'intera penisola, il gioco del calcio.

E se il derby di Sicilia viene talvolta vissuto sportivamente in contesti socio-culturali di un certo livello, ai piani più bassi della società ciò che era antipatia indotta si tramuta in odio e violenza.

Quando dico "antipatia indotta" mi riferisco a tutte quelle circostanze in cui ogni palermitano (e suppongo ogni catanese) si trova in mezzo sin da bambino. "Chi non salta è catanese" è una nenia da stadio sulla base melodica di "Bella Ciao" capace di far vibrare l'intera struttura dello stadio e anche solo accennata nella versione meno musicale e più ritmata "Chi non salta catanese è... è...." porta i bambini palermitani a saltellare istintivamente.
I bambini non sanno perché, ma se tutti attorno a loro saltano, di certo non si porranno troppe domande e si conformeranno per necessità di accettazione.

Sui muri di palermo, i graffiti che esternano l'odio per la città etnea sono numerosissimi (non più numerosi dei SUCA ma comunque numerosissimi) e la cattiveria e la brutalità regnano sovrane: "Catania Merda", "Catania = AIDS" "Donne catanesi fate un favore al mondo: abortite", "Meglio handicapato che catanese" eccetera eccetera..

...

Se a prima vista può sembrare solamente agghiacciante, diventa disgustoso se si considera che coloro che arrivano a scrivere e pensare queste cose sono spesso persone che nutrono quest'odio così intensamente fin dall'infanzia da non aver mai rivolto parola ad un catanese all'infuori di un coro da stadio. Le stesse persone capaci di prendersi reciprocamente a sprangate dentro e fuori gli stadi.

Non voglio criticare i palermitani ed elogiare i catanesi, il discorso è ovviamente ambivalente, non credo proprio che l'etichetta "palermitano" o "catanese" possa identificare una tipologia di persona.
In ogni luogo del mondo ci sono persone fantastiche e persone di merda.

Sul valore folkloristico di questa faida, ironizzo molto pure io, ma ho sempre trattato la cosa come un gioco scherzoso spesso perpetrato in presenza di amici catanesi che ricambiano a loro volta, ci si fa tutti una risata e ci si abbraccia come fratelli. Il luogo in cui siamo nati torna ad essere un dettaglio come il colore dei capelli, la statura o la stazza, ovvero del tutto irrilevante ai fini della conoscenza o di un'amicizia.

5 commenti:

  1. L'uomo è un animale sociale e, come tale, credo trovi la sua massima espressione nel "gruppo".
    Ma come animale ha necessità di trovare uno sfogo.
    Ora, se l'originalità e l'acume fossero beni apprezzati, si creerebbero rivalità più brillanti, ma sempre rivalità.
    Magari salteremmo tutti al grido di " Chi non salta Tolemaico è...è..."
    Ma poi si troverebbe sempre qualcuno pronto a scrivere "Lame ad Aristotele!"
    Insomma, come hai scritto, ruota tutto intorno al fatto che: "ci sono persone fantastiche e persone di merda".
    Grazie a Dio (o chi per lui), non siamo obbligati a frequentare tutti gli essere di questo mondo.

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  2. Pari scrittu di mia :) Complimenti, purtroppo è un argomento che non si esaurirà mai, e riuscire a cambiare il cervello dei siciliani è ostico.

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    1. Gli sfottò sono l'anima del tifo civile e divertente. Chi non vive pienamente il calcio questo non lo potrà mai comprendere. E confondere violenza con rivalità fra tifoserie è estremamente superficiale: un conto è il comportamento, da reprimere e punire in maniera esemplare, di chi sfrutta il pretesto calcistico per sfogare la propria rabbia, tutt'altro è quel quid pluris che fa da contorno al calcio giocato rappresentato da striscioni, cori, "saltelli", scritte sui muri e da una miriade di altre cose che accrescono la bellezza di certe partite come i derby i quali al contrario sarebbero banali partite comuni.

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