sabato 1 febbraio 2014

L'odioso odio per l'ipocrita ipocrisia

Adam Soboczynski nel suo "Arte di non dire la verità" ci insegna i migliori metodi per mentire nelle varie situazioni, ci indica quali tecniche di recitazione saranno più efficienti e ci svela i trucchi per apparire autentici.

Immorale eh?
Neanche per idea.

Tutti mentiamo. Tutti.
Facile dire di odiare l'ipocrisia e disprezzare la falsità ma è altrettanto facile ammettere di essere falsi e menzogneri a nostra volta? È chiaro, c'è una grande differenza tra chi è bugiardo seriale e chi mente quel minimo indispensabile che la società ci impone come imprescindibile tributo, ma chi non ha mai risposto molto più diplomaticamente di quanto avrebbe voluto? Chi non ha detto cosa pensava di qualcuno solo quando la persona in oggetto non era presente? Ed in fine, chi non ha omesso o ingigantito del tutto un qualcosa per il solo piccolo innocuo gusto personale di rendere qualcosa meno grave o più sensazionale di quanto non fosse in origine?

Mentire è naturale ed ineviabile. Proprio come fare la cacca e tanti altri argomenti che risultano meno gradevoli da trattare esplicitamente.

Provate a riflettere un istante a cosa accadrebbe se in quelle determinate circostanze non mentissimo.
Quel nostro aneddoto farebbe ridere così tanto? Quella nostra motivazione sarebbe altrettanto legittima? Alcuni dei nostri amici lo sarebbero ancora? Il nostro rapporto con i nostri cari sarebbe lo stesso? Avremmo ancora il nostro posto di lavoro?
Nel 1997 il film "Bugiardo bugiardo" con Jim Carrey tentò di dare una risposta a tutto questo, e anche se lo fece rispettando le aspettative proprie di una commedia ha mostrato come persino i più irreprensibili hanno bisogno delle bugie quanto dell'ossigeno.

A volte per puro spirito di anticonformismo sperimentale provo a dire la verità quando non dovrei e vi assicuro che in quei casi la gente non mi dà mai del "sincero".
Sì, gli epiteti che prediligiamo per appellare chi abusa della sincerità spesso sono: stronzo, insensibile, merda, presuntuoso, arrogante, saccente, rottinculo, bastardo... e altre che potete immaginare da soli.

Mentite cari lettori, mentite! Fatelo responsabilmente ma non smettete mai di farlo se non volete che la vostra vita si riduca all'isolamento, e tenete a mente: non c'è cosa più ipocrita del dire "odio gli ipocriti".

6 commenti:

  1. A me spesso danno del "porco".
    Altre volte "maniaco".
    Certe altre un sublime "schifoso porco maniaco".
    Questo accade quando ci si confronta con persone che non accettano veritá oggettive (per restare nei temi del blog).

    Alla fine è importante almeno non mentire a se stessi.
    Oppure no?

    Baci¨

    Michele S.
    (Il Rastone se preferite)

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    1. Michele, mi interessa molto il tuo spunto di riflessione.
      Potresti argomentare illustrandoci le verità oggettive a cui alludi e ipotizzando dei casi di esempio in cui queste non vengono accettate a tal punto da valerti quegli epiteti?

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  2. e allora prima di tutto scusate il mio italiano nel caso non fosse corretto in grammatica, periodo e battitura e punteggiatura, ma ormai lo sto dimenticando, se non fosse per sporadiche letture e telefonate con parenti.

    Tutti mentiamo, si verissimo, chi più, chi meno, chi a torto, chi a ragione.
    Anche io mento, certo, hai voglia!
    Ma a volte dico anche la verità.
    La mia verità soggettiva e altre verità oggettive, che siano assolute o statistiche (perché potremmo anche usare questo metodo di classificazione o, se basassimo le verità oggettive sulla aleatorietà o meno).

    Esempi sono tanti.

    Una volta si era in compagnia di amici, una sera, goliardica tardo adolescenziale.
    Quando venne fuori uno spunto di riflessione normalmente e affettuosamente puerile:

    "Ma come vi immaginate la vostra donna ideale, quella che sposereste insomma"

    Si ebbero molte delle solite risposte banali, "che mi dia sicurezza", "che sia tenera", "la voglio bella" (tipo compitino delle elementari -la mamma è bella, Pierino mangia la mela). La banalità non è solo sintomo di aridità spirituale e culturale, ma è anche indice di censura psicologia, si dice una banalità per non dire altro.
    La staffetta passo a me.
    Risposi candidamente alla domanda in modo rapido e schietto, senza esitazioni: "pompini e buchi di culo!"

    Come potete immaginare la ciurmaglia proruppe in "porco", "merda", Sei una merda, "che sei un uomo di merda"... e vari altri.
    Solo pochi validi amici, validi perché da me ritenuti persone sincere e obbiettive, degne di rispetto da parte mia, mi dissero che non ero una merda, ma che soltanto avevo avuto il coraggio di dire una cosa che probabilmente un altro non avrebbe detto, per censura, pudore o costume. che la mia opinione era condivisibile e che sicuramente non era un banalità.

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    1. Il caso che proponi è perfettamente calzante. Non tutti hanno il fegato di dire la verità quando questa può sembrare scomoda. Solo che il motivo che spesso ci invita ad mettere/mentire è quello di difenderci dal giudizio altrui. Essendo chiaro quanto questo fenomeno sia universale nonostante questi casi si verifichino costantemente, direi che il fulcro della faccenda diventa il "quando" mentiamo. Ciò che è sconveniente per qualcuno, non lo è necessariamente per qualcun altro.
      Nella tua circostanza hai valutato che una serata con un gruppo di amici fosse uno di quei contesti in cui non fosse necessario omettere argomenti come i pompini o il buco del culo, ma ne evinciamo che alcuni dei tuoi amici non l'hanno pensata allo stesso modo.
      Non credo che il metro soggettivo di valutazione del contesto possa essere criticabile ma di certo può essere più o meno condiviso.
      Se la stessa domanda te l'avesse posta tua nonna o il tuo capo a lavoro, forse avresti edulcorato anche tu per evitare una reazione sconveniente.
      In conclusione direi che possiamo ridurre tutto alla consapevolezza e alla volontarietà del singolo individuo.
      Chi edulcora spesso ha evidentemente più timore dei giudizi, chi meno edulcora e accidentalmente più provoca meno teme i giudizi o addirittura punta a provocarli (un po’ come me).

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  3. Poi passiamo a verità oggettive.
    Alcuni aforismi per esempio.
    Se io dico:"Il sesso è sporco solo se fatto bene" o "un pompino senza ingoio è un pompino fatto a metà", hai voglia a dirmi che non è vero, hai voglia a darmi del "porco" e affini. La sostanza non cambia, la verità è quella, la verità non cambia neache con tutti i pruriti puritani che vuoi.

    Potrei citare altri esempi basati sulle mie digressioni pubbliche riguardo le mie teorie fallo(vulva)-centriche. Ma divagherei adesso.
    Ma non è il mio un caso isolato, tutt'altro.

    L'ostracizzazione nei confronti di S. Freud era proprio dovuta a questo.
    Provate a considerare il periodo storico, la cultura e la censura (fino agli anni cinquanta per esempio sulla TV italiana eraa proibito dire "pantaloni", figurarsi).
    Immaginate come veniva considerato Freud quando sosteneva che il motore di tutto il nostro essere psicologico era la Libido.
    Quando Freud diceva: "La ragazza in esame ha subito da parte dei genitori un trauma durante la fase orale infantile, le è stato sottratto il succhiotto/pollice, tardivamente con la costrizione. Per questo motivo la ragazzza in esame non tira bocchini" (aggiungerei io anche che magari ha anche disturbi alimentari, ma anche no, sorvolate).
    Le sue teorie non da tutti vennero accettate, non da tutti ed in campo accademico. Ma aveva ragione, non del tutto forse, ma aveva così ragione che le sue teorie vennero utilizzate come base per altre, come le Junghiane e le successive.
    Perchè quel furbone di Jung sosteneva che non fosse la Libido, ma fosse il dessiderio di potere (o quel che dir si voglia), perché questo era socialmente accettabile, il costume e la censura lo permettevano. In questo modo gli studi di Jung potevano andare avanti senza ostacoli. Ma attenzione, le teorie di Freud nei vari passaggi Libido-potere-essere conosciuti, non vengono suffragate, vengono solo elaborate e ampliate, la libido permane come attuatore psicologico, e poi viene anche sostituita, ma evolutivamente eletta, a potere e poi all'essere conosciuti e vari altri.
    (D'altronde era Jung quello che si scopava le pazienti, mica Freud.

    Immaginate quante volte Freud si sarà sentito dire "porco" o "maniaco".

    Poi ci sono altre verità oggettive, molto scomode che è meglio non dire.
    Anzi, in questa sede diciamo che esiste un campo di verità che in realtà è menzogna.
    Ad esempio è molto sconveniente (e non vero in questa categoria) dire che dato il potere calorifico del kerosene aeronautico in una combustione a temperatura e pressione ambiente, e considerando il punto di fusione dell'acciaio basso legato da costruzione, non è possibile che uno fonda l'altro e permetta, a dei tralicci e travi del secondo, di perdere le loro proprietà statiche e creare un implosione o un crollo rettilineo, peraltro in totale contrasto con le leggi euleriane a meno di un processo controllato.
    Ovviamente per questa verità (che in realtà è una bugia), si riscia di sentirsi dire: "porco maniaco schifoso con paranoia del complesso del complotto".

    Neanche gli avessi stuprato il gatto dalle orecchie.

    Il Rastone

    P.S.
    Non rileggo ciò che ho scritto prima di cliccare pubblica.

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    1. Anche qui hai centrato perfettamente il mio stesso punto di vista.

      Alla gente comune non piace sentirsi dire che ciò che pensa è sbagliato, tantomeno che è stato dimostrato.
      E persino quando la verità oggettiva viene accettata si preferisce prendere per buono implicitamente piuttosto che “esporsi” riferendosi direttamente all’argomento.

      Per fortuna c’è chi brama la conoscenza e non smette mai di mettersi in dubbio.

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